Tutti pazzi per l’Opera: in viaggio per il mondo con il tenore Enrico Iviglia.
Nelle scuole ASILS è alta la percentuale degli studenti canterini. Negli ultimi anni i più interessati alla musica e soprattutto al canto lirico sono cinesi, giapponesi e coreani. Molti dei fruitori delle borse di studio offerte dalle scuole ASILS agli Istituti Italiani di Cultura nel mondo sono di studenti di musica e cantanti d’opera. Lo studio della lingua e della cultura italiana è fondamentale per esprimere la passione di una delle arti che fa grande l’Italia all’estero. Ne abbiamo parlato con il tenore Enrico Iviglia che, in qualche modo, ha fatto un’esperienza simile a quella nostri studenti cantando in francese, tedesco e addirittura in russo.
Enrico Iviglia scopre la sua passione per la lirica da giovanissimo, cantando nel coro della chiesa del borgo di Castell’Alfero d’Asti di cui è originario. Studia Architettura e parallelamente segue la classe di Canto del soprano Silvana Moyso presso il Conservatorio di Torino. Ben presto la sua passione si trasforma in una vera e propria professione.
Ad oggi ha interpretato oltre 35 ruoli calcando i principali teatri italiani (fra cui La Scala e la Fenice) e stranieri: studia con Sherman Lowe e il tenore Raul Giménez, è stato diretto da maestri del calibro di Abbado e Noseda e si è esibito allo Stadt Theater di Regensburg, al Tirolen Landen Theater di Innsbruck, all’Opéra di Saint Moritz, al Teatro Real di Madrid, all’Opèra da Chambre di Ginevra, al Bunkakaican di Tokyo; in tour nelle capitali del Centro America tra cui: Panama, Costa Rica, Nicaragua, Guatemala. Il suo repertorio comprende soprattutto Rossini, Mozart e Donizetti. Si è dedicato anche ad un’intensa attività concertistica, che l’ha visto impegnato con il Messiah di Händel, la Messa in si minore di Bach, lo Jephe di Carissimi e il Rejoice in the Lamb Op. 30 di Britten.
Tra le sue passioni spicca la cucina: infatti ha preso parte ad alcune trasmissioni televisive fra cui Market Kitchen e la Prova del Cuoco e ha partecipato ad alcuni spot pubblicitari. Nonostante talento e curriculum, Enrico resta un ragazzo ironico e molto alla mano. Ha accolto con entusiasmo l’invito dell’ASILS di parlare con lui dell’Opera, uno dei generi artistici che rende grande il nostro paese in tutto il mondo.
Com’è nata la Sua passione per il canto e la musica lirica? Devo ringraziare il coro parrocchiale del mio paese. Si eseguivano brani a quattro voci e il suono della polifonia mi ha colpito, incuriosito e calamitato. Prima di cantare ho imparato ad ascoltare e successivamente mi sono avvicinato, grazie agli studi, all’Opera e alla musica classica.
Chi L’ha sostenuta in questo percorso non comune per un ragazzo della Sua generazione? La prima persona è stata sicuramente mio nonno Camillo che amava la musica, suonava la fisarmonica e ha incoraggiato i miei obiettivi fin dall’adolescenza. E poi devo ringraziare chi ancora oggi crede in me: il mio insegnante Sherman Lowe e il mio pianista Andrea Campora, che seguono passo a passo il mio repertorio, mi consigliano e soprattutto rimproverano.
Ha avuto maestri italiani e stranieri: quali sono state le differenze? Sicuramente con un maestro italiano hai espressioni e fraseggi che arrivano con più facilità e l’intesa è immediata. Però il mio insegnante è americano, precisamente del North Carolina. Sono oltre dieci anni che lo seguo e la sua tecnica è perfetta, impeccabile e sono felice di essere un suo allievo.
Qual è stata l’esibizione che L’ha maggiormente emozionata? Ero sul palco del Teatro Regio di Torino, nell’allestimento dell’opera Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti; il soprano ha eseguito l’aria “Era desso il figlio mio”. Da brividi… da ascoltare.
Ha cantato in italiano, ma anche in altre lingue? Qual è stata l’esibizione più difficile? Pensa che l’italiano sia la lingua migliore per il canto lirico? Se sì, perché? La lingua più difficile da eseguire è il russo; il tedesco ha una fonetica terribile, totalmente diversa dalla nostra pronuncia latina, morbida e soave. In questo momento sto studiando lo Zauberflöte di Mozart con un maestro di Regensburg. Imparo registrando e ascoltando colleghi di madre lingua tedesca e imitando la loro pronuncia. Sono certo che sarà un buon risultato! Il francese è la lingua straniera perfetta perché ha sonorità e pronunce che rendono unica la fonazione del suono, proiettando perfettamente la voce nella giusta direzione. Certamente quando studio un’opera in lingua straniera devo fare il doppio o il triplo del lavoro perché, oltre ad imparare la musica, devo capire il significato e sapere anche cosa dicono gli altri personaggi. Tra le opere in francese che ho eseguito cito, per la bellezza unica, Le Comte Ory, La fille du Regiment, La juive. In inglese ho cantato il The Messiah di Händel.
Nelle Sue esibizioni all’estero, dove ha trovato il pubblico più appassionato? Non potrei fare distinzioni sulla passione del pubblico, ma sul calore degli applausi: mesti e silenziosi i giapponesi durante l’esecuzione, per poi scoppiare alla fine in lunghi e calorosi applausi; una particolare alchimia si respira tra le popolazioni del centro America; stranissima è stata la disposizione degli Emiri in Qatar: uno ogni 4 sedie vuote, tutti in prima fila.
Fra i Suoi colleghi artisti ci sono molti stranieri? Quali sono quelli più preparati? Quali differenze nota rispetto a Lei nell’approccio alla musica? Come io mi applico in modo più approfondito allo studio di un’opera francese, così i colleghi stranieri sono preparatissimi, studiano l’italiano, la pronuncia e le tradizioni del nostro paese. Forse noi italiani nei recitativi siamo più sciolti perché ci viene spontaneo il dialogo, che si basa più sulla parola che sul canto.
Un’ultima domanda irriverente: Si è divertito a partecipare alla pubblicità della Melinda? Moltissimo! Sono appassionato di TV e cinema. Recentemente ho cantato in una sequenza del film Dalida della regista Lisa Azuelos. Inoltre, per tutti gli appassionati, ho creato IVIGLIA Channel, un canale YouTube dove si può ascoltare la mia musica e scoprire il back stage di un teatro.
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