Modena, la città delle chiese.
In origine piccolo villaggio gallico, Modena esiste da circa 3000 anni e il suo legame con il Cristianesimo risale al lontano Alto Medioevo, periodo nel quale la città divenne luogo sacro ai Cristiani grazie al culto di San Geminiano.
Sono dunque numerosi gli itinerari che vi condurranno alla scoperta delle sue chiese, a cominciare da San Pietro, considerata la più antica. Costruita sopra il tempio di Giove Capitolino, dal 996 accolse una delle prime comunità monastiche modenesi e al suo interno custodisce preziose opere del Rinascimento modenese, oltre a una piccola lapide che ricorda la tomba del poeta modenese Alessandro Tassoni, autore del poema eroicomico La secchia rapita (1565-1635). Dinanzi a essa si trova la colonna detta Croce di San Pietro, antecedente il Mille come il convento, forse la più antica testimonianza cristiana rimasta a Modena.
Patrimonio dell’Unesco, non possiamo non citare il Duomo, nella cui cripta si trovano le reliquie di San Geminiano, Santo Patrono della città che, secondo la leggenda, fu seppellito vicino a dove morì. Fra i tanti enigmi che aleggiano fra le sue mura, uno dei più curiosi riguarda il Mistero di Gundeberga, una donna longobarda morta il 12 giugno 570 dopo Cristo, la cui raffigurazione si trova accanto alla statua di Sant’Anna che porge il cibo al piccolo Gesù. Fin dalla loro origine gli annales di Roma riportavano la data accompagnata dal nome dei monarchi, dell’imperatore o dei consoli al governo in quel periodo. La sua data di morte, 570 d.C., è accompagnata dalla denominazione dei consoli dell’epoca, peccato che… l’Impero Romano fosse già finito con Romolo Augusto il 22 Agosto del 476 dopo Cristo!
Concludiamo con la Rocca di Santa Maria, citata dal 971 e situata a Serramazzoni, comune in Provincia di Modena. Fra le pievi dell’Appennino modenese più antiche e suggestive, sorge su una rupe quasi inaccessibile che domina la pittoresca valle del torrente Fossa. Fu edificata fra l’VIII e il IX secolo in un luogo sacro nel quale un tempo si trovava anche un castello, che apparteneva al marchese Bonifacio di Toscana. Oggi di quell’antico complesso rimane solamente la chiesa, annoverata negli antichi cataloghi come una delle maggiori della zona. Per lungo tempo meta di pellegrinaggio, il suo interno, a tre navate, possiede un fascino raccolto e solenne, con le ampie arcate che poggiano su quattro colonne e semicolonne basse e poderose. Se si osserva la base della seconda colonna di destra, si noteranno i paraspigoli scolpiti con teste di animali – leone, caprone, orso, grifone – che simboleggiano il male schiacciato dalla Chiesa, mentre il pilastro a sinistra dell’altare maggiore conserva un antico tabernacolo, scavato e ornato dai simboli eucaristici di un calice e spighe stilizzate.