Italia e Argentina: più che amici, sono Paesi fraterni. Intervista alla Dottoressa Maria Mazza, Direttrice dell’Istituto Italiano di Buenos Aires.
Si è appena conclusa la visita del Presidente Sergio Mattarella in Argentina, che molti chiamano la seconda patria degli italiani. Durante il suo viaggio il Presidente ha dichiarato che “Italia e Argentina sono Paesi il cui legame è unico al mondo” e che si adopererà affinché la reciproca collaborazione cresca con rinnovato e intenso slancio. L’Italia qui è dappertutto, nella politica e nelle istituzioni, nei dialetti e nei ricordi tramandati, nel calcio e nella cucina. Gli italiani italo-argentini sono almeno 20 milioni, quasi metà dell’attuale popolazione. È il risultato dei flussi impressionanti dell’emigrazione italiana determinati, dopo la metà dell’800, dalla mancanza di lavoro in Italia e dalla politica fondiaria dell’Argentina che aveva disperato bisogno di braccia per popolare e coltivare territori sterminati. Si stima che, nell’arco di un secolo, vi si trasferirono circa 3 milioni di persone. Oggi in Argentina si festeggia addirittura la Giornata dell’emigrante italiano e pare che lo stesso nome della capitale Buenos Aires derivi dal Santuario di Nostra Signora di Bonaria, venerato da un gruppo di marinai cagliaritani, che furono tra i primi ad approdare nel punto dove fu fondata la città. Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Maria Mazza, Direttrice dell’Istituto Italiano di Buenos Aires.
Qual è il pubblico di riferimento del Vostro Istituto? Abbiamo circa 1000 studenti all’anno. Sono persone di tutte le età, accomunate dal fatto di essere interessate alla cultura italiana. Peraltro in Argentina risiede una delle più grandi comunità italiane all’estero ed è, quindi, naturale che proprio questa sia la componente principale del nostro pubblico dei corsi di lingua. Le nuove generazioni di discendenti di italiani, in particolare, stanno manifestando una rinnovata motivazione all’apprendimento della nostra lingua, anche alla luce del rilancio dei rapporti tra i due Paesi. Sono giovani che spesso si recano in Italia per studiare e fare ricerca oppure che utilizzano la lingua italiana nel loro lavoro.
Quali sono le azioni da Lei svolte per promuovere la lingua e la cultura italiana in Argentina? Ho sempre cercato di rafforzare la visibilità dell’Istituto, rendendolo accogliente e fruibile. Organizziamo concerti e mostre che riscuotono sempre un grande successo e dimostrano la sensibilità degli argentini verso questi ambiti della nostra cultura. La qualità degli eventi ha reso l’Istituto conosciuto ed apprezzato da parte del pubblico locale. Cerchiamo, inoltre, di offrire occasioni per conoscere le eccellenze italiane. Lo scorso mese, per esempio, abbiamo ricevuto la visita di tre importantissimi esponenti della cultura contemporanea: Alessandro Baricco, ospite della Fiera del Libro di Buenos Aires, Nanni Moretti, che ha partecipato al Festival Internazionale di Cinema Indipendente di Buenos Aires, e Walter Veltroni.
Con quali enti locali, pubblici o privati, collaborate? Con tutti gli attori del Sistema Italia in Argentina (Ambasciata, Consolato, ENIT, Agenzia ICE), ma anche con i principali Ministeri di Cultura locali, in particolare quello nazionale e quello della Città di Buenos Aires, e con le imprese italiane operanti sul territorio.
Quali sono le maggiori difficoltà nel Suo lavoro? Le risorse destinate dall’Italia alla cultura sono andate diminuendo negli anni. Tuttavia siamo chiamati a fare di più e meglio per promuovere la lingua e la cultura italiane. Non è facile.
Però ci sono anche delle soddisfazioni. Qual è stata la più grande? Nel 2013 abbiamo organizzato i concerti di Eugenio Bennato presso il Teatro Coliseo di Buenos Aires e di Franco Battiato all’Usina del Arte di Buenos Aires. Non potrò mai dimenticare il momento in cui i numerosissimi spettatori, intervenuti in entrambe le occasioni, si riversarono davanti al palcoscenico per ballare sulle note di questi intramontabili cantautori. Vedere un numero enorme di persone avvicinarsi sempre di più al nostro Istituto, grazie ad attività come queste, e manifestarci in varie occasioni la loro passione per l’Italia e la gratitudine per il lavoro che svolgiamo è una soddisfazione incredibile.
Si vede davvero che ama il Suo lavoro e che lo svolge con passione. Si tratta infatti di un lavoro molto affascinante e versatile, ma anche molto impegnativo. Se un giovane volesse intraprendere la carriera di dirigente nell’area della promozione culturale, gli consiglierei di costruirsi una solida formazione nel settore umanistico e di apprendere bene le lingue straniere perché il concorso pubblico bandito dal Ministero degli Affari Esteri è molto selettivo. Io, per esempio, ho due lauree, una in Lingue Straniere ed una in Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, nonché un diploma in canto lirico presso il Conservatorio di Salerno. Mi sono anche specializzata con un Master dell’Università Cà Foscari di Venezia in Promozione della Cultura Italiana.
Qual è il progetto che Le sta più a cuore? Vorrei sviluppare ulteriormente il settore dei corsi di lingua italiana, prevedendo modalità sempre più innovative, come l’e-learning. Per l’Istituto è molto importante intercettare e coinvolgere le nuove generazioni, adeguandoci alle loro attuali metodologie di comunicazione, che prevedono l’uso sempre più intenso ed efficace dei social network. Mi piacerebbe, inoltre, sviluppare maggiormente l’offerta formativa rivolta alle aziende italo-argentine, per ampliare ulteriormente il bacino d’utenza della nostra offerta e contribuire, in questo modo, ad aumentare il flusso di turisti e professionisti verso l’Italia.
All’interno della Vostra politica di promozione del nostro paese, l’ASILS rappresenta un riferimento di qualità per l’insegnamento della lingua italiana in Italia? Certamente lo è, soprattutto se consideriamo il profilo multiculturale che la società italiana sta assumendo negli ultimi anni, in virtù dei recenti flussi migratori e dell’aumentata mobilità intra-europea. In quest’ottica le scuole aderenti all’ASILS possono senza dubbio soddisfare le necessità linguistiche degli stranieri che si recano in Italia per motivi formativi, professionali e turistici.