Antonino Cannavacciuolo: grande interprete e innovatore della cucina italiana
La dieta mediterranea, che dal 2010 è diventata patrimonio UNESCO, fa della cucina italiana la più salubre al mondo. La nostra cucina è molto apprezzata e popolare all’estero e l’organizzazione di corsi di cucina e degustazioni enogastronomiche è una delle attività ricreative che riscuote maggiore successo fra gli studenti delle scuole ASILS: su una media di 250 attività culturali proposte dalle scuole ASILS, oltre il 20% degli studenti ha scelto di partecipare a cene, aperitivi, degustazioni di vini e corsi di cucina. Abbiamo parlato di questi temi con lo Chef Antonino Cannavacciuolo, grande interprete ma anche innovatore delle nostre tradizioni culinarie.
Come si diventa un grande Chef? E chi lo sa? Io credo fortemente che un grande Chef uno non lo diventi mai…. La nostra professione richiede una crescita costante ed io arrivato non mi ci sento mai, ho sempre voglia di intraprendere nuove avventure e di provare a migliorarmi.
È orgoglioso di rappresentare l’eccellenza italiana? Mi fa sicuramente piacere e credo che il mio attaccamento alla famiglia, agli amici e alle tradizioni siano gli elementi più italiani della mia personalità.
Com’è nata la Sua passione per la cucina? La passione per la cucina è cresciuta con me: ho avuto la fortuna di vivere l’infanzia e l’adolescenza circondato dai sapori e dagli ingredienti della nostra tradizione, e affascinato da tutta questa bellezza, non ho potuto fare altro che scegliere di dedicare la mia carriera alla ristorazione.
Quali prodotti secondo Lei rappresentano l’Italia? Sono banale se dico “pasta e pizza”? credo proprio di no…sono questi i nostri tratti distintivi nel mondo.
Quali ingredienti, invece, rappresentano la cucina di Antonino Cannavacciuolo? Limoni, pomodoro, basilico.
Che percezione ha dell’apprezzamento della cucina italiana da parte del pubblico straniero? Direi che solamente il fatto che la cucina italiana sia una delle più apprezzate del mondo, significa che da parte degli stranieri vi sia un grande amore per i prodotti e i piatti della nostra tradizione.
Ha molti clienti stranieri nel Suo ristorante? Quale piatto ha più successo? Ho notato con grande piacere che, negli ultimi anni, il culto della cucina Italiana caratterizza moltissimo gli stranieri che incontro nel mio ristorante, qui a Villa Crespi. Noto che i clienti, che mi raggiungono da ogni dove con l’intento di provare i piatti di un ristorante due stelle Michelin, si affidano alle mie proposte e ai consigli del Restaurant Manager per vivere al meglio la loro esperienza gastronomica. Uno dei piatti che ha più successo è il mio piccione, al momento così servito: “Suprema di piccione, fegato grasso al grué di cacao, salsa al Banyuls”.
Quando ha studiato all’estero, perché ha scelto la Francia? Credo che sia fondamentale per un cuoco confrontarsi con le diverse culture enogastronomiche e trarne insegnamento. La Francia vanta un patrimonio invidiabile e, per chi ama la cucina come me, aver avuto modo di prenderne spunto è stata un’esperienza fantastica.
Fra le cucine estere, quale La colpisce di più? Sono attratto in generale dai sapori delle cucine di tutto il mondo, ma dopo alcuni viaggi di lavoro in Giappone, posso dire che la dedizione, la ricerca maniacale della perfezione e la finezza del culto del cibo di questo bellissimo paese mi hanno decisamente affascinato.
C’è qualche elemento della cucina estera che è stato fonte di ispirazione? Durante la mia esperienza in Francia, sono rimasto particolarmente affascinato dal loro modo di lavorare e servire il foie gras: vederlo fare sul campo, con prodotti di prima qualità, è stato indimenticabile. Qui ho trovato il vero contatto con un ingrediente simbolo della loro tradizione. Viaggiare è un’esperienza unica, che regala la possibilità di entrare in contatto con la realtà locale in misura totalizzante.
Ha collaboratori stranieri? Chi Le è sembrato più desideroso di imparare da Lei? Tra Villa Crespi e il Cannavacciuolo Cafè Bistrot di Novara, vantiamo collaboratori di diverse nazionalità ed ogni anno ci confrontiamo con nuove realtà. Tutti i miei collaboratori, indipendentemente dalla loro nazionalità, vantano il desiderio di apprendere e crescere sia dal punto di vista professionale che personale.
Che cosa Le piace maggiormente nella Sua esperienza televisiva? Il fatto di essere entrato in contatto con persone e realtà differenti, che mi hanno dato, a loro volta, l’opportunità di crescere e confrontarmi.
Perché ha deciso di aprire il Suo nuovo ristorante proprio a Torino? Torino mi è sempre piaciuta come città, perché non è caotica ma è raccolta, ha l’aria familiare che si respira nei grandi paesi. E poi è il capoluogo della regione che mi ha accolto. Il legame che ho con il Piemonte è molto forte, per questo ho voluto realizzare a Torino il mio nuovo progetto di Bistrot.
Per conoscere meglio lo Chef Antonino Cannavacciuolo leggere qui: www.antoninocannavacciuolo.it