Maeci: lingua italiana nel mondo, tra risorse e difficoltà
L’Italia conta attualmente su 8 scuole statali italiane nel mondo, 43 paritarie, 76 sezioni italiane presso scuole straniere e 8 sezioni italiane presso scuole europee. Lo riferisce Andrea Meloni, direttore generale per la Promozione del sistema paese del ministero degli Esteri nel corso dell’indagine conoscitiva sullo stato di diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo. La stima degli studenti frequentanti è di circa 30mila persone, dei quali 12mila nelle Americhe e 14mila in Europa, oltre a 500mila alunni che a vario titolo nelle scuole estere seguono corsi di italiano, in particolare in Russia, Albania, Libano ed Egitto nei quali ci sono accordi stipulati bilateralmente. Nelle università sono 166 i lettorati per un totale di 125mila studenti. Questi i numeri forniti dal Maeci.
L’ambasciatore Meloni spiega però che a causa dei tagli “nel corrente anno accademico avremo meno lettorati, 109, e sicuramente dei buchi in un certo numero di università: la risposta è usare uno strumento indiretto, quello di parlare direttamente con le università straniere e offrire dei contributi, affinché le cattedre italiane possano rimanere; quest’anno ne sosterremo 226”.
A far fronte alla domanda di lingua italiana, spiega l’ambasciatore Meloni, vi sono anche “70mila iscritti ai corsi degli Istituti italiani di cultura e i 200mila iscritti dei comitati della Dante Alighieri”.
I corsi destinati originariamente all’insegnamento dell’italiano agli emigrati e alle loro famiglie, finanziati dal Maeci, “nel tempo hanno cambiato i loro focus perché ora si rivolgono anche a stranieri che vogliono imparare l’italiano: più dell’80% dei corsi che finanziamo è inserito negli ordinamenti scolastici dei paesi stranieri, e quindi funziona molto più da appoggio alla promozione della lingua italiana”. Lo ha detto Cristina Ravaglia, direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Ravaglia fa notare che i luoghi in cui la richiesta di corsi di lingua italiana sono però sempre gli stessi dell’emigrazione italiana: un segno che “le nostre collettività all’estero sono uno strumento fondamentale di aiuto di diffusione della lingua”.
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