Gli italianismi nel mondo
Gli Italiani utilizzano spesso vocaboli francesi o inglesi in determinati contesti o come consuetudine derivante dal passato, pochi sanno tuttavia che sono moltissimi gli italianismi, parole italiane passate in altre lingue, disseminati nel mondo. Tanti di origine culinaria o provenienti dalla musica classica e lirica, altri provengono dal mondo del cinema e dalla cultura tradizionale diffusasi all’estero.
Sebbene sia difficile stilare una classifica di quelli più famosi poiché le lingue mutano continuamente, in Europa si trovano al primo posto pizza, cappuccino,spaghetti ed espresso, in seconda posizione mozzarella e tiramisù e al terzo posto allegro e bravo (provenienti dal contesto musicale).
Fra le parole italiane più utilizzate relative al mondo del cinema, Fellini rese famosa la dolce vita, presente in 16 lingue, e i paparazzi, in 23, mentre con Sergio Leone divennero popolari gli spaghetti western o western spaghetti.
Al calcio italiano e in particolare alla vittoria dell’Italia ai mondiali di Spagna del 1982 si devono libero, in 18 lingue nel mondo, tifoso in 17 e azzurri in 8.
Vi sono inoltre termini italiani entrati a far parte di un’altra lingua ma con un significato differente dall’originale, ad esempio pepperoni nei paesi anglosassoni non identifica un tipo di ortaggio ma una salsiccia molto saporita e piccante.
Come testimoniato in un interessante video diffuso su Youtube dall’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo , fra i paesi che amano di più l’Italiano per la sua musicalità vi è il Giappone, nel quale ormai ovunque nel contesto urbano (ad esempio le insegne dei negozi), nei media, nella pubblicità e nell’oggettistica troviamo parole italiane, usate tendenzialmente per tutto ciò che riguarda le classi medio-alte e principalmente nei settori della ristorazione e dei trasporti.
Sinonimo di lusso ed eleganza, curiosamente sono utilizzate in modo incongruo poiché sono scritte in modo esatto, anche se prive dell’accento e a volte con doppie quando non ci vorrebbero, ma senza alcun riferimento all’oggetto al quale si relazionano, ad esempio un negozio di abbigliamento la cui insegna declama Cazzo… ! Scelte esclusivamente per il loro suono, che spesso si avvicina alla fonetica giapponese o corrisponde a vocaboli già presenti ma con un altro significato, l’effetto è davvero straniante, soprattutto se vediamo pipì associata a una linea di gioielli o Dio al marchio di uno scooter.