Ditelo con il cuore
Pochi rammentano che i verbi della memoria, ricordare e il suo contrario scordare, contengono al loro interno la parola latina cor cordis, cuore, che nei tempi antichi era ritenuto essere la sede della memoria.
Organo protagonista di tante espressioni idiomatiche, a volte con il significato di nocciolo, di parte centrale, nel cuore della questione, o di punto nevralgico, sede del potere centrale, nel cuore della città, spesso lo si considera sede dei sentimenti e delle emozioni, contrariamente al cervello che rappresenta il pensiero, la razionalità e l’intelligenza.
Se, ad esempio, parlare con il cuore in mano significa esprimersi con sincerità e onestà, nel farlo occorre moderarsi per evitare di colpire al cuore il nostro interlocutore, ossia di ferirlo profondamente nella sensibilità o… di farlo innamorare pazzamente di noi!!
Aspettare che si verifichi qualcosa col cuore in gola significa attendere con molta ansia, provare l’angoscia dell’attesa, mentre se lo si fa a cuor leggero, si è sereni, senza preoccupazioni, oppure troppo superficiali e sconsiderati.
Chi è senza cuore, è insensibile e crudele, privo di sentimenti, mentre colui che ha un cuore d’oro è una persona buona, generosa e comprensiva.
Un tempo nel cuore venivano riposti anche il valore in battaglia e il coraggio in generale, da ciò infatti traggono origine le espressioni essere un cuor di leone, una persona coraggiosa, fiera e leale e, il suo contrario, essere o avere un cuor di coniglio, una persona pavida, che ha paura di tutto, oppure timida e poco determinata.
Un modo di dire un po’ malinconico ci rammenta che quando qualcuno è lontano dagli occhi, è anche lontano dal cuore, ma se siete un cuore solitario e state cercando l’anima gemella, non dimenticate che il cuore non sbaglia mai e che a due cuori non servono grandi ricchezze ma è sufficiente una capanna.