Dillo in italiano, petizione lanciata su Change.org
Perché dire form quando si può dire modulo, market share invece diquota di mercato e jobs act quando si parla di una legge sul lavoro? La questione è da tempo dibattuta: va bene usare parole straniere quando non hanno corrispondenti altrettanto semplici ed efficaci, ma per il bene della lingua italiana bisognerebbe fare uno sforzo in più. La petizionelanciata sulla piattaforma internazionale Change.org dalla pubblicitariaAnnamaria Testa ha già raccolto più di 25mila firme ed è un appello rivolto soprattutto a governo, amministrazioni pubbliche, media e imprese.
«Molti (spesso oscuri) termini inglesi che oggi inutilmente ricorrono nei discorsi della politica e nei messaggi dell’amministrazione pubblica, negli articoli e nei servizi giornalistici, nella comunicazione delle imprese hanno efficaci corrispondenti italiani – si legge nella petizione, rimbalzata sui social con#dilloinitaliano – Perché non scegliere quelli?». Difficile dare una spiegazione a un’abitudine sempre più radicata. L’inglese può essere più efficace, e si c’è anche chi pensa di fare una bella figura con un discorso zeppo di inglesismi. Ma quali sono le espressioni inglese più usate? O sarebbe meglio dire, abusate? Ecco alcuni esempi: “Jobs act”, ossia la legge delega per la riforma del lavoro approvata finora dal governo di Matteo Renzi. “Call”, declinata in conference call, ossia la classica telefonata oppure una audio conferenza. “Spending review”, ossia revisione della spesa.
(Internazionale)