Il racconto silenzioso delle mura di Firenze
Passeggiando per Firenze possiamo imbatterci in una moltitudine di elementi simbolici, sculture e oggetti curiosi, il cui significato e la cui storia sono così antichi da essere ormai diventati leggende.
Spesso sono impressi nelle mura degli antichi palazzi e rimandano ad aneddoti curiosi, come, ad esempio, la raffigurazione di un uomo di profilo, proprio a sinistra della rampa d’accesso di Palazzo Vecchio, al di là del gruppo scultoreo di Ercole e Caco. Si racconta che fu Michelangelo Buonarroti a scolpire quel volto, conosciuto come l’Importuno, e che sia il ritratto di un conoscente, abbozzato un giorno dall’artista mentre, per l’ennesima volta, veniva fermato e assillato dalle sue chiacchiere inopportune.
Se volete “immergervi nel passato“, entrate nel Duomo, volgete le spalle all’altare e osservate il grande orologio dipinto da Paolo Uccello. Anche se a prima vista sembra che il complesso meccanismo che lo regola funzioni al contrario, in realtà, ciò che osserviamo è lo scorrere del tempo nella Firenze rinascimentale. A quei tempi, infatti, la giornata cominciava dalla sera, le ore erano contate seguendo il calendario liturgico e la lunghezza di un’ora variava a seconda delle stagioni.
Scolpita nelle sue mura, l’anima immortale di Firenze è un libro aperto che racconta abitudini antiche a coloro che lo sanno decifrare, come lo dimostrano le piccole aperture, chiamate buchette del vino, che potrete notare numerose sulle mura delle antiche case fiorentine. Le famiglie aristocratiche le utilizzavano per vendere in modo discreto il vino, senza dover ricorrere agli osti. Collegate spesso alle cantine o nelle immediate vicinanze, vi poteva passare un fiasco di vino per volta e spesso i nobili padroni di casa le usavano anche per fare opere di bene, lasciandovi una brocca di vino o pezzi di pane per i poveri.
A volte, infine, è silenziosa testimone di antiche rivalità, come lo dimostra un blocco di pietra lungo 10 metri che spicca proprio sulla facciata di uno degli edifici più imponenti di Firenze, Palazzo Pitti. La famiglia Pitti lo fece erigere a metà del Quattrocento per dimostrare quanto le proprie ricchezze fossero grandi, soprattutto rispetto a quelle della famiglia Medici, e fu Luca Pitti, banchiere fiorentino, a volerlo inserire a rappresentazione di sé stesso, metafora della sua grandiosità e potenza, in mezzo a tutti gli altri, piccoli e insignificanti. Destino volle che Palazzo Pitti diventasse successivamente proprietà dei Medici che lo acquistarono nel 1550 per trasformarlo nella nuova residenza granducale.