La memoria delle parole
Quando studiamo l’italiano, oltre al funzionamento della grammatica, dobbiamo affrontare il problema della memorizzazione di parole nuove, affini o totalmente diverse dalla nostra lingua madre, necessarie alla composizione di frasi attraverso le quali potremo esprimere i nostri pensieri.
Nell’arco di una giornata ognuno di noi è capace di scambiare fino a 120-200 parole al minuto e il nostro cervello, quando comprendiamo una frase, emette un segnale particolare che, secondo i ricercatori del Trinity College di Dublino e dell’Università americana di Rochester, risulta essere assente quando un individuo non capisce o non ascolta con attenzione chi gli sta parlando.
Come possiamo, quindi, aiutare il nostro cervello ad “accendersi”? La lettura, l’ascolto, i giochi linguistici e la visione di video brevi o di film in lingua originale, graduati a seconda del livello, rimangono tecniche di base, tanto più efficaci quanto attinenti ai nostri interessi, ma per ottimizzare al meglio la fissazione profonda di nuovi vocaboli occorre raggrupparli in insiemi di parole. Anche se ne esistono di preimpostati, sarebbe più utile crearne di nuovi, relazionati alla nostra vita quotidiana, alle abitudini, agli interessi personali e alle nostre necessità.
Per iniziare potremmo prefiggerci un traguardo realistico, scegliendo di ripassare e memorizzare 10-20 parole al giorno in un’ora, inserite in uno stesso gruppo semantico o categoria. Possiamo ricorrere alla tecnica fai da te del post-it da attaccato allo specchio del bagno oppure usare una delle tante applicazioni che esistono in commercio, utilizzabili in qualsiasi momento della giornata e su qualsiasi supporto.
Mosalingua, ad esempio, propone più di 3000 carte di vocabolario, associate alla relativa pronuncia. Oltre a sfruttare la memoria visiva e auditiva, possiamo creare carte personalizzate e un planning di ripetizione, molto utile quando si tratta di termini astratti, poco o per nulla usati nella quotidianità ma necessari alla comprensione quando affrontiamo certificazioni di livello B2 e C, corsi di studio universitari o l’approccio a linguaggi settoriali per motivi lavorativi.
Nessuna di queste tecniche può ovviamente funzionare senza la motivazione derivante da esigenze lavorative, di studio o semplicemente di piacere, poiché la memoria semantica è tanto più profonda quanto più si lega alla memoria emotiva, per questo parole dell’infanzia o relative a un determinato episodio della nostra vita, risultano indelebili nel tempo.