“La lingua italiana è uno strumento di crescita e opportunità lavorativa”, l’intervista a Giuseppe Lo Porto, dirigente dell’Ufficio Istruzione del Consolato Generale d’Italia a Mosca
Dalla Russia, ogni anno, arrivano migliaia di studenti d’italiano come lingua straniera e molte sono le ragioni che spingono i cittadini della nazione più grande del mondo a imparare il nostro idioma: dal fascino per la nostra cultura a motivi legati all’ambito lavorativo. Ne abbiamo parlato con il professore Giuseppe Lo Porto, dirigente dell’Ufficio Istruzione del Consolato Generale d’Italia a Mosca.
Dott. Lo Porto, perché è così importante lo studio della lingua italiana in Russia?
Le principali motivazioni che inducono studenti e adulti russi ad avvicinarsi allo studio della lingua italiana sono certamente legate al fascino che il nostro Paese esercita in ambito culturale, artistico, musicale e la stretta correlazione del nostro idioma con le “cose belle della vita”, come la gastronomia, la moda e il design. Da non sottovalutare, inoltre, il fatto che l’Italia è tra i principali partner commerciali della Russia e la conoscenza della nostra lingua favorisce ulteriormente gli scambi. La capacità attrattiva è fortemente intrecciata con la sua bellezza, musicalità e stretta connessione con il latino. Tutto ciò permette di individuare nell’italiano uno strumento di crescita e maggiori opportunità lavorative.
Quali sono i volti dell’Italia, oltre alla lingua, che affascinano gli studenti che desiderano venire a studiare nel Bel Paese?
L’Italia è considerata la meta più ambita tra i Paesi esteri. Tutti i Russi che amano viaggiare hanno visitato almeno una volta una città italiana. Certamente il clima e il paesaggio fanno ritenere il nostro Paese come un piccolo paradiso terrestre. Ma la curiosità di gustare una pizza, la pasta o il caffè in Italia, passeggiando tra monumenti millenari sono i principali elementi che ci portano a essere la Nazione più richiesta dai Russi.
Ritiene che le scuole ASILS siano un riferimento per lo studio della lingua italiana in Italia?
Sapere che vi è un’organizzazione che cura la qualità dell’insegnamento dell’italiano L2 è per noi di un’importanza strategica. In questi anni la richiesta di corsi di lingua in Italia sta crescendo e, soprattutto, sta cominciando a orientarsi verso l’ottenimento di certificazioni e riconoscimenti di qualità. In tal senso la presenza di ASILS dà maggiori garanzie anche ai nostri uffici consolari che devono valutare la veridicità dei percorsi di apprendimento per poter rilasciare i visti di studio.
Ritiene che ASILS sia sufficientemente conosciuta in Russia o cosa sarebbe necessario fare per far conoscere maggiormente l’offerta di qualità della scuole che ne fanno parte?
Al fine di poter permettere una maggiore diffusione delle informazioni e una più approfondita conoscenza di ASILS suggerirei di essere maggiormente presenti sia nelle attività istituzionali organizzate dalle nostre rappresentanze diplomatiche, partecipando ai nostri eventi culturali, didattici, formativi, festival e concorsi, sia nelle fiere e rassegne organizzate nelle città russe come, per esempio, la fiera “Studiare in Italia” che è diventata ormai un punto di riferimento essenziale per l’orientamento agli studi universitari in Italia e potrebbe anche prestarsi alla diffusione di informazioni su corsi di approfondimento linguistico.
Come viene vista in Russia l’Italia e la lingua e cultura Italiana?
Per un italiano che vive e lavora a Mosca a volte risulta quasi eccessiva la stima e il rispetto che i russi nutrono per l’Italia. Il nostro Paese è di norma associato a concetti di “benessere”, “arte”, “gusto”, “cultura” e “raffinatezza”. Da sempre l’Italia è vista dai russi come un modello di equilibrio e come esempio da seguire per saper vivere con eleganza e gioia. Il contributo dato nei secoli dagli Italiani per lo sviluppo di questi territori non passa certamente inosservato: dall’architettura all’arte, dalle tecnologie al manifatturiero il “made in Italy” qui in Russia dà garanzie di qualità e stile. Persino le nostre negatività (la tentata invasione durante la Seconda Guerra Mondiale, la mafia, la politica traballante e il malaffare) vengono viste con una certa bonarietà e quasi perdonate dai nostri amici russi.
Quali sono i numeri?
Partiamo da alcuni dati oggettivi: negli ultimi due anni il numero di Istituzioni scolastiche, universitarie, accademie d’arte, conservatori musicali, istituti professionali che si avvicinano alla nostra lingua (sia introducendola come materia curricolare o facoltativa, sia partecipando alle numerose iniziative che poniamo in essere, quali concorsi, borse o assegni di studio…) si è più che raddoppiato. In Russia la nostra Rappresentanza diplomatica ha avviato già da anni il Programma P.R.I.A. e, a oggi, ne fanno parte circa 150 istituzioni educative di tutta la Russia, da San Pietroburgo a Vladivostok. Abbiamo potuto osservare che la partecipazione è cresciuta grazie anche al rinnovato interesse delle Istituzioni regionali e federali. Nell’ultimo quadriennio di riferimento abbiamo registrato una crescita del numero di studenti che si avvicinano alla nostra lingua di oltre il 15% annuo. La crescita riguarda sia il settore scolastico-universitario sia il post-scolastico. Attualmente oltre 11.000 studenti studiano la lingua italiana e in questo numero non sono contemplati i numerosissimi corsi erogati da scuole private diffuse in tutto il territorio russo.
Qual è la motivazione che spinge i cittadini russi a studiare l’Italiano?
Oltre al grande amore e rispetto per il nostro Paese stanno crescendo le motivazioni legate alla ricerca di professioni più qualificate nel mondo dell’arte, dell’architettura, della musica, della gastronomia, della moda e del design. Si tratta di settori di nicchia che richiedono grande qualità, creatività e flessibilità, caratteristiche ben associabili al cosiddetto modo di “vivere all’italiana” fatto di gusto, stile e raffinatezza. Queste sono le caratteristiche che più affascinano e che si riassumono in una sorta di marchio vincente ma che necessita di maggiore tutela e sviluppo, anche nell’ambito più strettamente legato al mondo dell’istruzione e della formazione: il “Made in Italy”.